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Kali Arnis Escrimia

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Kali  ARNIS  Escrima
ARTI MARZIALI FILIPPINE



  • RESPONSABILE NAZIONALE: Fabio Ciapponi
  • Responsabile per la provincia di Como: Vitari Gabriele
  • Responsabile per la provincia di  provincia di Lecco: Gianni Buzzella


Kali, conosciuto anche come Arnis o Escrima, è un’antica arte marziale nata e sviluppatasi nelle Isole Filippine.
Famosa per la sua elevata specializzazione nell’uso delle armi bianche quali bastoni e coltelli, il Kali filippino comprende in realtà un vasto repertorio di tecniche a mani nude, i cui principi, concetti e strategie derivano direttamente dal combattimento armato.
L’arcipelago filippino vanta comunque numerose altre arti e sistemi di combattimento nativi ed una enorme varietà di armi tradizionali.
L’insieme di tali sistemi di combattimento originari delle Isole Filippine è racchiuso nella sigla FMA ovvero “Filipino Martial Arts”.

LA STORIA


Lapu Lapu - Mactan Lo storico italiano Antonio Pigafetta, attraverso il diario di bordo con il quale descrisse l’approdo spagnolo nell’isola di Mactan (a pochi km dall’isola di Cebu, Visayas), documentò per la prima volta le abilità guerriere delle tribù indigene delle Isole Filippine. In tale epica occasione gli indios utilizzando armi tradizionali riuscirono a sconfiggere i conquistadores spagnoli che, sebbene si trovassero in inferiorità numerica, avevano a disposizione armi da fuoco portatili e cannoni. Il 27 aprile 1521 nel conflitto che passò alla storia come Battaglia di Mactan, il Rajah locale Lapu Lapu uccise il famoso circumnavigatore del globo Ferdinando Magellano, utilizzando una lunga spada simile ad una scimitarra. Recenti ricerche sulle arti marziali filippine precoloniali hanno evidenziato l’utilizzo del termine “Kalis” per indicare la scherma con spade e bastoni. Si presume comunque che il metodo di combattimento dei guerrieri di Lapu-Lapu non fosse il Kali – Escrima – Arnis come praticato al giorno d’oggi, nel quale è evidente una certa influenza spagnola. Per dovere di cronaca si precisa anche che, secondo lo storico Ambeth Ocampo, a quel tempo Lapu Lapu aveva già oltre 70 anni e molto probabilmente non partecipò personalmente alla battaglia.

Da allora, comunque, la storia delle arti marziali filippine e della loro evoluzione accompagnerà le vicende storiche che hanno visto l’arcipelago oggetto di tre successive occupazioni straniere e i tentativi di indipendenza del popolo filippino.

La repressione spagnola, per prima, portò a numerose ribellioni. Secondo alcuni studiosi di arti marziali filippine, a seguito della rivolta capitanata da Diego Silang e dopo la sua morte dalla moglie Gabriella Silang, il Governatore spagnolo Don Simon de Anda y Salazar nel 1764, al fine di prevenire future rivolte, proibì ai filippini il porto delle armi da taglio. Tale divieto costrinse i filippini a praticare la propria arte marziale simulando i colpi con dei bastoni; il ché portò col tempo ad ampliare il bagaglio tecnico del Kali Escrima Arnis incorporando tecniche proprie delle cosiddette armi da botta non applicabili alle armi da taglio. Con il citato decreto, inoltre, il governatore proibì ai filippini la pratica di qualsiasi tipo di sport/gioco (incluse quindi le arti marziali); pertanto gli allenamenti continuarono in segreto durante l’arco notturno o occultati in danze che i nativi perpetravano per allietare gli spagnoli durante l’esibizione di opere teatrali chiamate Komedyas, il cui scopo ultimo era la propaganda del cristianesimo nei territori conquistati. Secondo Placido Yambao, autore del più antico libro riguardante le arti marziali filippine (pubblicato nel 1957), invece, il divieto nacque dall’esigenza di contrastare l’assenteismo dai campi da parte dei filippini per dedicarsi alla recitazione di tali opere. E’ in questo periodo, quindi, che probabilmente si sviluppò l’arte marziale filippina conosciuta come “Arnis” nel nord dell’arcipelago, “Escrima” o “Eskrima” al centro e “Kali” in occidente. Secondo Celestino Macachor e Ned Nepangue, autori del libro “Cebuano Eskrima – Beyond the Myth” che invece rifutano la teoria del divieto, l’eskrima nell’Isola di Cebu nacque dall’esigenza di difendere la propria terra dagli attacchi dei pirati Moros quando gli spagnoli lasciarono i propri possedimenti per difendere Manila dagli attacchi del pirata Koxinga. Inoltre, secondo i due autori furono probabilmente i frati spagnoli ad insegnare ai filippini l’arte del combattimento. Indipendentemente dal dibattito sulle origini dell’arte marziale filippina, molte delle ribellioni contro l’oppressore spagnolo furono caratterizzate da un elemento comune: la presenza tra i loro leader di uomini e donne abili nelle tecniche di combattimenti. Fra tutti è doveroso annoverare gli eroi nazionali Jose Rizal, che apprese scherma occidentale ed eskrima presso la Tanghalan ng sandata (sala d’armi dell’Ateneo di Manila) e Andres Bonifacio, esperto di eskrima e fondatore della società segreta rivoluzionaria Ang Kataastaasan Kagalanggalangang Katipunan (KKK, “La più alta e onorabile associazione dei Figli del Popolo”) o abbreviato Katipunan (fratellanza).

Successivamente, durante l’occupazione americana, furono i soldati statunitensi impiegati nell’arcipelago i testimoni diretti delle abilità nel maneggio delle armi bianche da parte dei combattenti filippini. Nell’isola di Samar, Visayas, ad esempio, il 28 settembre 1901, 200 guerriglieri filippini armati esclusivamente di bolo (machete filippino) travolsero quasi completamente la Compagnia C del 9° Reggimento di fanteria americano, i cui soldati erano equipaggiati con il fucile Krag e la pistola Colt cal. 38.

Infine, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, quando i filippini si allearono con gli americani per contrastare il nemico comune giapponese, fu creato il Bolo battalion, ovvero il 1° Reggimento di fanteria americana composto da soldati filippini armati appunto di bolo ed impiegati nella giungla filippina contro le katane giapponesi. Spesso il Kali Escrima Arnis è erroneamente abbinato anche ai Juramentados, combattenti di religione musulmana (moros) abitanti il sud delle Filippine che, al grido di “La ilaha il-la’l-lahu” (“Non c’è altro Dio se non Allah”), si prodigavano in azioni suicide infiltrandosi armati di kriss, panabas o barong tra i gruppi di soldati americani nel tentativo di ucciderne il maggior numero prima di essere colpiti a morte dalle armi da fuoco nemiche. Per ridurre gli effetti di tali attacchi, lo Stato Maggiore dell’Esercito americano prese due provvSoldati del Bolo Battalion con macheteedimenti: adottò una pistola d’ordinanza dal calibro maggiore (passando dal revolver Colt calibro 38 alla semiautomatica Colt .45) in modo da ottenere un più efficace potere d’arresto e fece indossare alle truppe polsini e collari di cuoio per proteggere le parti del proprio corpo più vulnerabili agli attacchi. Nacquero così i leatherneck, ovvero colli di cuoio, oggi teste di cuoio. In effetti, i fieri abitanti di Mindanao, isola meridionale dell’arcipelago mai soggiogata alla conquista spagnola se non solo marginalmente, attualmente non praticano Kali Escrima Arnis, bensì Silat, un’arte marziale diffusa in tutto il sud-est asiatico (soprattutto Indonesia e Malesia, ma anche Singapore, sud del Vietnam, Brunei e sud della Tailandia). Attenzione però che, sebbene l’arte marziale oggi maggiormente praticata in Mindanao sia il Silat, ciò assolutamente non implica che i Juramentados della II Guerra mondiale fossero esperti di Silat.
Kalis - arte marziale filippina del periodo precoloniale


In questi ultimi decenni, parallelamente alla diffusione su scala mondiale dell’arte marziale filippina, è aumentato il numero di appassionati e studiosi che cercano di scoprirne storia ed evoluzione. Ciò ha portato alla formulazione di numerose ipotesi sulle sue origini ed in particolare sull’etimologia del nome “Kali”.
Sebbene i termini “Arnis” ed “Escrima” (o “Eskrima”), di chiara derivazione spagnola, siano ampiamente diffusi nell’arcipelago filippino, rispettivamente nella zona settentrionale e al centro, il termine “Kali” è maggiormente utilizzato in occidente, grazie agli sforzi di promozione perpetrati da alcuni famosi maestri filippini emigrati in America nel secolo scorso.
Storia del Kali filippino arnis escrima - la morte di MagellanoLa prima testimonianza dell’uso del termine “Kali” nella sua terra d’origine è fornita nel 1957 da Buenaventura Mirafuente, il quale nel primo libro sulle arti marziali filippine scritto da Placido Yambao e intitolato “Mga Karunungan Sa Larong Arnis” (“La conoscenza del gioco dell’arnis”) sostiene:
“In passato, i nostri antenati conoscevano l’arte dell’arnis come kali”
“Kali è il nome originale dell’arte dell’arnis prima dell’arrivo degli spagnoli nelle Filippine”
Mirafuente cita come sua fonte Rev. Fr. Gregorio Aglipay, il fondatore delle “Chiesa Filippina Indipendente” nonché noto praticante di Arnis, purtroppo però né Mirafuente nè Yambao indicano nella bibliografia o nelle note a piè di pagina ulteriori dettagli. Basandosi su tali informazioni, quindi, numerosi successivi maestri di arti marziali filippine hanno definito il Kali quale “l’arte madre dell’escrima e dell’arnis”. A causa di ciò, negli ultimi anni, sono sorti numerosi dibattiti tra i praticanti e ricercatori di arti marziali filippine. Secondo alcuni di essi infatti non esiste evidenza di alcun legame tra l’arte marziale precedente al periodo coloniale e le attuale arte marziale filippina. Addirittura, Ned Nepangue e Celestino Macachor nel loro libro “Cebuano Eskrima – Beyond The Mith” ipotizzano l’inesistenza della parola “Kali” nelle Filippine prima che Buenaventura la menzionasse per la prima volta nel libro di Yambao. Anche Antonio Diego e Christopher Ricketts affermano che “nobody in the Philippines ever used that term, or had even heard of it, untili t was used in Yambao’s book Mga Karunungun Sa Larong Arnis and, later, in Inosanto and Johnson’s book The Filipino Martial Arts”.
Per quanto riguarda la terminologia, comunque, Mirafuente spiega che aggiungendo una “S” alla parola “Kali” si ottiene “Kalis”, che in lingua filippina significa “Spada”. In realtà, navigando su Internet o sfogliando la letteratura di settore emerge che una delle ipotesi sull’origine sul termine “Kali” sia esattamente il contrario: ovvero che “Kali” derivi da “Kalis”, la spada, e la “S” si sia persa con il naturale evolversi della lingua nel tempo. Sebbene vi siano numerose altre ipotesi sulle origini etimologiche di tale termine quali ad esempio la dea indiana Kalì, la danza della guerra indonesiana sotto forma di danza chiamata Tjakalele o le parole Kamot Lihok che significano “movimento delle mani”, la teoria della sua connessione alla spada kalis è ad oggi quella più verosimile.Arte marziale filippina Kalis - Voce Calis Vocabolario spagnolo
Recenti ricerche effettuate da Lorenz Lasco nel 2011 sui primi vocabolari “redatti dai frati spagnoli evidenziano infatti, già dal 1613, l’uso della parola “Calis” (la lettera “K” non esisteva nell’alfabeto spagnolo) o di altri termini simili per indicare, oltre la spada, il suo utilizzo cioè la scherma, il combattimento con le spade. Inoltre, in alcuni dizionari, a tale termine è associato anche il significato di “scherma con bastoni”.
Infine un ulteriore prova della collegamento tra la parola “Kali” e le arti da combattimento filippine sarebbe rintracciabile nei nomi con cui, secondo Mirafuente e Aglipay, veniva chiamata in passato l’arte marziale in particolari aree geografiche dell’arcipelago tra cui “Kaliradman” nelle Visayas, “Kalirongan” in Pangasinan e “Pagkalikali” nelle pianure di Cagayan dagli Ibanag. In realtà, nei primi due casi la sillaba “Ka” è da considerarsi un prefisso (Ka-liradman e Ka-lirongan) pertanto la loro connessione con il termine “Kali” sembra non avere fondamento. Nell’ultimo caso, invece, secondo l’antropologo Felipe Jocano Jr dell’Università delle Filippine, il termine “Pagkalikali”significa letteralmente “muoversi con le spade”. Inoltre, nella lingua ilocana (parlata a Ilocos nel nord delle Filippine) “Kali” significa “accoltellare, pugnalare”.
Per concludere, sebbene siano ancora necessarie ulteriori ricerche per poter delineare con maggiore certezza il legame esistente con il moderno Kali – Escrima – Arnis, non vi è alcun dubbio sulle abilità nel combattimento armato degli indios del periodo precoloniale e sull’esistenza di un’arte marziale filippina precedente all’arrivo dei conquistadores spagnoli: il Kalis.


Le principali armi utilizzate dai praticanti di Escrima

Olisi.  È un bastone lungo 70cm di rattan decorato a fuoco, rappresenta l'arma principale del mondo dell'escrima. L'abilità di usare quest'arma viene chiamata "scherma a mano viva" poiché, al contrario della scherma occidentale, la mano disarmata viene portata all'altezza del petto allo scopo di eseguire eventuali tecniche di disarmo. Doppio Olisi non è altro l'utilizzo di due bastoni allo scopo di migliorare la sequenzialità dei colpi e la parte difensiva;
Spada e Daga. I guerrieri filippini rimasero colpiti dall'utilizzo, contemporaneo, da parte degli spagnoli di una spada e un coltello chiamato daga. Nel combattimento ravvicinato i conquistadores impiegavano una spada per gli attacchi a lungo raggio e nell'altra mano una daga per infliggere colpi mortali quando il nemico entrava in un raggio più ravvicinato. Questa tecnica è stata applicata anche con un bastone e un pugnale;
Balisong e Kriss: sono i tipi di coltelli utilizzati nel Kali. Il Balisong è il coltello a farfalla che viene aperto longitudinalmente per scoprire la lama, mentre il Kriss è il pugnali con lama a biscia capace di procurare lacerazioni interne al corpo del malcapitato rendendole difficilmente curabili. Il coltello nelle mani di un praticate di questa disciplina diventa un arma formidabile;
Bolo o machete filippino. Utilizzato principalmente per fare strada all'interno della giungla, il machete filippino risulta un arma micidiale in combattimento grazie ai potentissimi colpi capace di infliggere;
Kampilan e Barong. Il primo è una spada con lama a doppia punta dotata di un manico esteso di 20cm come cotrappeso, mentre il Barong è un coltello a lama a foglia leggermente curvata verso l'interno;
Bangkow e Sibat. Rappresentano le principali armi a lungo raggio del Kali. Il Bangkow è la lancia utilizzata dai guerriere insieme ad uno scudo circolare mentre il Sibat è un lungo bastone derivante dalla cultura cinese.
Il vasto armamentario dell'Escrima comprende anche armi flessibili come la frusta, le corde, la cintura e i nunchaku.
L'altro aspetto tenuto gelosamente segreto dai migliori maestri filippini è il combattimento a mani nude. Nel Kali il combattimento senza armi si suddivide in:
  • Panantukan. È l'arte di boxare filippina che unisce tecniche derivanti dal pugilato occidentale e i principi utilizzati nell'uso del bastone e del coltello. Una particolare tecniche utilizzata è il gunting (rompere il dente del serpente), che consiste nel parare con la mano sinistra (o viceversa) e colpire di taglio con la destra (o viceversa) l'arto del nemico provocando la rottura dei tendini e dei muscoli;
  • Sikaran. Comprende i colpi portati solo con gli arti inferiori (calci, ginocchiate);
  • Hubud Lubud. Chiamata anche mani incatenate, questa tecnica viene eseguita a coppia senza staccare le mani dall'avversario effettuando ripetute sequenze di colpi, parate e leve al fine di migliorare l'equilibrio e l'elasticità mentale. Può essere anche praticata a occhi bendati o vicino a tronchi d'albero che la rende simile a C'hi Sao del Wing Chun;
  • Dumong. Sono una serie di tecniche di proiezioni, leve e contro leve basate sul judo giapponese.
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